Diritto di aborto: la lenta conquista della legge n. 194 del 1978

Il 18 febbraio 1975 la Corte Costituzionale emise una sentenza con la quale dichiarava la parziale illegittimità dell'art. 546 del Codice Penale. Con questo atto storico ancora una volta, nel nostro paese, la "giustizia" si mosse prima della "politica", recependo le richieste chiare di una società in fermento.

Con la sentenza si introdusse il principio, che rimase ostico per molti, che il diritto alla salute e alla vita di “chi è già persona” e quello di “chi persona deve ancora diventare” non sono equivalenti. A quarant'anni di distanza proponiamo questa breve ricostruzione storica del lungo travaglio che il diritto d'aborto dovette attraversare prima di essere riconosciuto in Italia. Se poi oggi lo sia effettivamente, resta una questione aperta (è di pochi mesi fa la temporanea chiusura del reparto IVG del Policlinico "Umberto I" di Roma).

Quello su cui, con occhio storico, ci interessa appuntare l'attenzione è l'ostinazione dei due principali partiti della "Prima Repubblica" nel non voler trovare un rapporto con una società in tumultuosa trasformazione. L'inevitabile caduta dei loro schemi interpretativi si tradusse non in maggiore apertura, come sarebbe stato auspicabile, quanto in una difesa strenua delle prerogative della classe dirigente e del suo ruolo di interprete privilegiata degli interessi nazionali. Una presa di posizione decisa, che ebbe il suo massimo nella politica di "solidarietà nazionale" che emerse in risposta al terrorismo.

Così anche le ormai improrogabili riforme sociali furono ottenute non attraverso un rinnovato scambio con la nuova realtà del paese, quanto piuttosto con una strategia pattizia, il cui scopo era concedere il minimo indispensabile per consentire l'autoconservazione delle forze politiche. In questo quadro si inserisce il lungo iter della legge n. 194 del 1978. In questo quadro si può rintracciare un passaggio chiave della successiva implosione del sistema politico italiano.

Buona lettura!

 

 

A cura di Andreas Iacarella