La bicicletta non conosce confini

II Edizione
“LA BICICLETTA NON CONOSCE CONFINI”
Progetto di formazione ed integrazione sociale e culturale

È passato un anno e in questo anno sono accadute molte cose.
Resistenza – Reazione – Vitalità; tre parole che ben sintetizzano il tempo trascorso.
Era il mese di marzo 2018 quando, insieme a Gazebike, Carminella, Cherif Sekouna Kandé e Abdoul Madjid Diallo, due splendidi ragazzi senegalesi - richiedenti asilo, ospiti in un Centro di prima accoglienza straordinario alle porte di Roma – è nato il Progetto di formazione, integrazione sociale e culturale “La bicicletta non conosce confini”.
Una possibilità. Un percorso grazie al quale ognuno di noi ha guadagnato perle di ricchezza umana.
Resistenza, dicevo all’inizio, perché non è affatto semplice vivere in un CAS; in quello spazio definito che ti accoglie per legge, per il tempo di una infinita attesa prima di ricevere l’esito definitivo alla domanda di richiesta di asilo.
Reazione che, quando sostenuta da una Vitalità interna profonda, tiene dritta la spina dorsale e ci fa muovere curiosi alla ricerca di un nuovo, realizzando realtà personali prima impensabili.
Ecco cosa è accaduto in un anno. Questo e molto di più.
Si è da poco verificato l’equinozio di primavera. Un movimento, un “moto rivoluzionario” … e noi ci apprestiamo ad aprire la nuova stagione con la seconda edizione del Progetto “La bicicletta non conosce confini”. Le giornate ora sono più lunghe, calde e soleggiate; il Parco degli Acquedotti ha ripreso la sua vivacità di sempre e, insieme a Cherif e Abdoul sembra essercene ancora di più.
Nel ritmo sornione invernale, i ragazzi sono andati avanti e a giugno sosterranno l’esame per il diploma di Terza Media. Importantissimo per rilanciare e rimettere in gioco ancora tanto della loro bella identità.
In più, Cherif Sekouna, questo inverno si è formato come “mediatore artistico culturale” partecipando al progetto “FAI Ponte tra Culture” sulla storia e l’arte locale dedicato alla città di Roma. E oggi, grazie anche alla sensibilità di Francesca Mazzà – coordinatrice del Servizio comunicazione ed educazione ambientale del Parco Regionale dell’Appia Antica – un altro traguardo importante è stato raggiunto con l’ingresso dei ragazzi nel circuito di accoglienza del Parco che ha affidato a Gazebike l’apertura del “Punto info Acquedotti” nelle giornate di sabato. I ragazzi hanno partecipato ad un primo incontro informativo al quale seguirà un periodo di formazione sul campo, al termine del quale il Parco rilascerà loro un attestato di partecipazione!
Da cosa nasce cosa. È sempre stato così. E non serve essere geni per comprendere che una sana convivenza - “vivere con”, “insieme a” – debba necessariamente passare attraverso il riconoscimento dell’altro, per la costruzione di rapporti umani validi. Veri e sinceri.
Insieme, così, si può andare davvero lontanissimi.
Clara Santini, APS Carminella

 

"Progetto di formazione ed inclusione sociale per rifugiati e richiedenti asilo"

Mi è stato “ufficialmente” chiesto da Gazebike di raccontare, di scrivere un pezzetto di questa bella storia nata due anni fa, tra Gazebike e noi di Carminella.
E allora scrivo, raccontando come so fare, a modo mio; ed inizio partendo da Marco, Marcello e Federica. Tre ragazzi belli e puliti, sinceri, immediati, senza retro pensieri.
Ciclo-Officina Gazebike al Quadraro, a due passi da casa mia dove, incuriosita, andavo spesso a ficcare il naso cercando di comprendere cosa muovesse tanta passione; una bottega genuina, animata dalla voglia di non sprecare nulla e di RI assemblare tutto il “non più utilizzabile” per farlo rivivere come nuovo!
Un posto caldo, accogliente dove scambiare chiacchiere tra amanti di Storia della bicicletta.

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Poi, inaspettatamente, a febbraio 2016 una chiamata con la quale mi si chiede di insegnare la lingua italiana in un Centro di Prima Accoglienza Straordinario; uno di quei posti alle periferie delle città dove vengono inviati ragazzi e ragazze rifugiati e richiedenti asilo e nello specifico, il C.A.S., alle porte di Roma dove mi appresto ad insegnare, ospita ragazzi in prevalenza africani, diniegati ricorrenti.
“Diniegati” vuol dire che, fuggiti da situazioni di conflitto nei loro Paesi ed entrati in Italia con richiesta di riconoscimento per lo status di rifugiato o richiedente asilo, hanno ricevuto il primo rifiuto dalla Commissione Territoriale: un secco no alla loro richiesta. Il diniego. Da qui, altre due possibilità: un nuovo ricorso presso il Tribunale e, se anche questo sarà di esito negativo, un successivo ed ultimo ricorso presso la Corte di Cassazione.
Intanto, gli anni passano, alcuni di loro sono qui dal 2013 sospesi in un limbo: non possono lavorare, non possono progettare una nuova vita, non possono pensare costruttivamente un futuro. Non hanno il permesso per farlo. Devono soltanto aspettare.
Accetto la proposta di lavorare come insegnante di lingua italiana L2 e … un Mondo mi si apre davanti!
Ragazzi bellissimi, curiosi e motivati quando non rapiti da una depressione che li divora. Ragazzi con la sola esigenza di dare un nuovo senso alla propria vita, di conoscere e farsi conoscere. In poco tempo mi conquisto la fiducia di molti. Sono curiosa anche io. Navigo alla ricerca di nuove scoperte, di rapporti umani validi e loro lo sentono.

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In questo bel tempo di nuove scoperte, nei rari pomeriggi sornioni, torno alla bottega di Gazebike; sono troppo belli loro per non capire. Chiedo e propongo: “Ci sono i ragazzi del Cas che per muoversi, anche chilometri dal Cas a scuola, impiegano tempo. Troppo tempo a piedi. Perché non ci inventiamo insieme qualcosa fornendo loro un mezzo?
Una bicicletta, per esempio!”.
Da lì nasce l’idea tra noi di Carminella e Gazebike, di attivare la Campagna di Solidarietà “Adotta una bici” (http://tuscolano.romatoday.it/morena/adotta-una-bici-gazebike-richiedenti-asilo-ciampino.html). In men che non si dica ci accordiamo coinvolgendo tante brave persone ed associazioni, chiedendo di donare biciclette in disuso. Marcello le rimetterà in piedi ed io, insieme ai ragazzi e ad un collaboratore del Cas, non appena pronte, ogni venerdì le prenderemo e le porteremo al Centro di Accoglienza. Così, con assidua costanza, da maggio a luglio.
A fine luglio il Centro sarà dotato di 40 biciclette rimesse a nuovo da Marcello!

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La bicicletta è libertà. L’ho sempre pensato e sentito sulla mia pelle. Sin da piccola. Ti fa muovere veloce, svicoli e corri mentre il vento ti carezza il viso. Ed ora, questo nuovo gioco tra i ragazzi e noi, ci fa rivivere il sapore di una spensieratezza quasi dimenticata, un entusiasmo ed una sorpresa che non provavamo più da molto tempo.

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È ottobre. L’inverno è quasi alle porte e, prima che faccia troppo freddo, decidiamo insieme di tracciare un nuovo percorso: saluteremo la conclusione della Campagna di Solidarietà con una bella iniziativa, tutti insieme, dinamici! Il 4 novembre, sarà la volta dell’evento in bici denominato “Solidarietà a colpi di pedale” (https://www.retakeroma.org/2016/10/24/solidariet%C3%A0-a-colpi-di-pedale/). Una giornata bellissima che ci vede pedalare in tanti, per 9 km; dal Centro di Accoglienza al Parco di Tor Fiscale con una bella musica che ci accompagnerà per tutto il tragitto.

Poi si sa … L’inverno è un po’ letargo per tutti. Ma i ragazzi del Cas con le loro bici resistono! Sono oramai diventate una possibilità, un mezzo di trasporto utile per caricare cassette di spesa dal supermercato a casa, una soluzione per raggiungere velocemente la scuola del CPIA al centro del paese, per arrivare in tempo alla stazione e non perdere il treno, per incontri fugaci e piacevoli, per pedalate allegre in compagnia. Spensierati e sorridenti, così come era in Africa, in Kurdistan o in Pakistan.
Le belle storie si sa, prima o poi finiscono. Ma se sono state davvero belle e particolarmente pulite, ogni tanto, quando ci si rincontra, si restituisce sempre un sorriso o una parola per dire “Oi, noi siamo qua eh! Alla prossima idea, ci siamo!”. Così con Gazebike.
Fino a quando, lo scorso mese, all’improvviso arriva un’ultima nuova invitante proposta: “Stiamo pensando ad un Progetto di formazione ed inclusione sociale per i ragazzi rifugiati del Centro di Accoglienza … ripartiamo insieme da qui?”.

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Evvai!!! I ragazzi oramai sono diventati esperti di bici: alcuni di loro si cimentano anche con piccole riparazioni. A scuola abbiamo dedicato più di una lezione per imparare bene il lessico settoriale: pedali, catena, freni, raggi, manubrio, telaio, camera d’aria, pompa, tip-top, campanello, etc.
Persino alcuni collaboratori del gruppo dei Vigili Urbani sono venuti in Aula didattica per fare un corso sulla sicurezza stradale; erano in tanti i ragazzi quel giorno, curiosi, ascoltavano attenti e facevano molte domande. Gli tornava strano sapere ed imparare i divieti, i sensi unici, gli stop: in Africa non è così. Lì, le strade grandi e polverose sono di tutti e non esistono divieti. Dalla mattina presto si animano del vocìo di mille persone che si incontrano come in una grande agorà per scambiare parole e merci. Tutto questo mi frullava nella mente in quel momento alla nuova proposta di Gazebike.

Un Progetto bellissimo questo della formazione ed inclusione sociale e, ancora una volta, “Bravi voi di Gazebike!”. Una nuova opportunità per i ragazzi: impareranno tanto, forse un mestiere che si potranno rivendere un domani, e si faranno conoscere per quello che sono. Belli, volenterosi, socievoli, costruttivi.

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“Ok, noi di Carminella ci stiamo!” Funziona un po’ così tra noi di Carminella e Gazebike: siamo persone semplici. Non è necessario sedersi ad un tavolo per progettare e programmare. Ci si guarda, ci si ascolta, si propone, ci si intende e … si parte! Il resto viene strada facendo, con la voglia da parte di entrambi di riuscire a realizzare qualcosa di bello. Per noi e per gli altri. Per noi tutti insieme.

Se si è forti del pensiero che la nascita umana è uguale per tutti gli esseri umani, allora si va nella vita a braccia aperte. Si sarà diversi soltanto nel colore della pelle ma non esisterà più a priori un noi e un loro, un meglio e un peggio, un buono e un cattivo. Un “nero” e un “bianco”.

Ci si rapporterà all’altro soltanto come essere umano. Un pensiero sano e semplice, ma culturalmente altrettanto difficile da fare proprio. Dobbiamo imparare ancora molto noi qui in Europa. E questi ragazzi sono una ricchezza, una gran bella opportunità per tutti.

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Clara